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Benigni a Sanremo

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LOTTOMANTE
view post Posted on 18/2/2011, 07:16




All'Ariston un gigantesco Benigni


"Anche la Cinquetti era una minorenne..."
L'attore ospite della serata dedicata al 150esimo dell'Unità d'Italia. "Siamo qui per parlare esclusivamente dell'Inno di Mameli". Poi cita Ruby, parla di minorenni, del Pd, si rivolge a Berlusconi: "Silvio, se non ti piace cambia canale, metti su due... Ah, no, c'è Santoro..". Cinquanta minuti di monologo. E standing ovation del pubblico
SANREMO - "Siamo qua per parlare esclusivamente dell'Inno di Mameli. Non ci sono altri argomenti salienti, d'altronde. Anche se tutto il mondo ci sta ridendo dietro per questo fatto di Sanremo con Morandi...". E' un Roberto Benigni in forma straordinaria quello che piomba all'Ariston. Terza serata, celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Arriva alla garibaldina: in platea, in sella a un cavallo bianco, con una bandiera tricolore in mano, "avevo paura a venire a cavallo perché in questo periodo ai cavalieri non gli va tanto bene". Poi al grido di "Viva l'Italia" sale sul palco per un monologo dedicato alla storia dell'Inno di Mameli. Che nelle sue mani si trasforma in un intreccio di storia, filologia e allusioni su Berlusconi, il caso Ruby, l'attualità: "Sono lieto di essere qui con Morandi, persona straordinaria, uno stile memorabile... Lui è lì, con la sua calma. Intorno può accadere di tutto e lui non reagisce. Gli possono fare dei soprusi, e lui non reagisce. Mi piace questo stile. L'anno prossimo il Festival lo facciamo presentare a Bersani". Cinquanta minuti filati. Che si concludono con l'ovazione del pubblico.


"Se non ci si ricorda del passato, non si sa dove si va" dice, parlando del Risorgimento. Ed è un continuo intreciare esegesi del testo e riferimenti all'attualità. E' travolgente. Ripete che "dobbiamo parlare dell'Unità d'Italia, perché se ne celebra il 150esimo, e il 160esimo del Festival di Sanremo, che già c'era da ptrima, fatto da uomini memorabili, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele, Andreotti...". E ancora: "Cavour, il secondo grande statista della storia d'Italia, ebbe una carriera straordinaria, poi lo beccarono con la nipote di Metternich". Accenna ai grandi patrioti ma torna subito all'attualità, "Silvio Pellico ha scritto Le mie prigioni, prima di trovare un altro Silvio che scriva un libro così, sai quanto tempo deve passare...". E a Berlusconi si rivolge direttamente, "una sola, Silvio, fammene dire una sola, se non ti piace cambia canale, metti su due... ah no, c'è Santoro", "Ruby Rubacuori: ecco l'ho detto. Dice che era la nipote di Mubarak. Ma era facile, bastava andare all'anagrafe in Egitto, vedere se di cognome Mubarak fa Rubacuori...".

L'Italia ha 150 anni. "E che sono per una nazione? Niente. E' una bambina. Una minorenne". E insiste, "dobbiamo parlare dell'Inno di Mameli, che tutti pensano che Mameli quando l'ha scritto era un vecchio con la barba, invece aveva vent'anni. All'epoca la maggiore età si raggiungeva a ventuno, quindi... era minorenne. Che poi 'sta cosa delle minorenni è nata proprio qui a Sanremo, ve la ricordate Gigliola Cinquetti? Non ho l'età, non ho l'età... S'era spacciata per la nipote di Claudio Villa". "Ma io parlerò solo dell'Inno di Mameli. Avete presente, quello che dice Dov'è la vittoria... Sembra scritto dal Pd". E ancora, "Dov'è la vittoria? / Le porga la chioma / che schiava di Roma / Iddio la creò. Umberto - dice Benigni rivolto idealmente a Bossi - schiava di Roma non è l'Italia, è la vittoria. Umberto, hai capito? Che c'é lì pure tuo figlio Renzo? Questo Paese è talmente libero che ci si può persino permettere di dire che non si vuole festeggiare l'anniversario dell'Unità".
Poi comincia l'excursus vero e proprio sul Risorgimento, l'Inno, la bandiera, l'Italia. Una lunga interpretazione filologica del testo, come ci ha abituati con Dante e la Commedia. "Stringiamci a coorte/ Siam pronti alla morte/L'Italia chiamò", declama e poi sottolinea: "Coorte non è la corte, è la decima parte della legione romana, seicento fanti. Come dire l'unione fa la forza. Come dice Morandi: stiamo uniti".

Cita "le donne del Risorgimento, donne che hanno combattuto per noi, la Paolucci, Anita Garibaldi morta incinta per seguire suo marito, le madri che avevano fatto i circoli e si scrivevano, cercavano i figli e i fratelli, erano donne straordinarie e non hanno avuto mai diritti". Analizza passaggio per passaggio "sei versi in cui fa tutta la storia d'Italia, un volo sopra il nostro Paese, Dall'Alpe a Sicilia / dovunque è Legnano / ogn'uom di Ferruccio / ha il core, ha la mano... Con un romanzo ci vorrebbero venti pagine", i Comuni liberi "che li abbiamo inventati noi", la Repubblica Fiorentina assediata dagli spagnoli, Maramaldo il mercenario, "Genova e gli asburgici che violentavano tutti".

Al termine di una lectio straordinaria, il finale è nel segno dell'emozione. Benigni canta, o meglio recita a cappella l'Inno stesso, "come lo avrebbe intonato uno di quei ragazzi che andavano a morire per fare la patria". E ammonisce: "Un Paese che non proclama con forza i propri valori è pronto per l'oppressione". E la platea dell'Ariston non può che tributargli una standing ovation.

da la Repubblica





P.S.:Io credo che ieri sera Benigni sia stato "memorabile", parola che lui ha usato spessissimo nel corso del suo monologo. Ci ha fatto vivere la storia, ci ha fatto capire l'importanza di questa festa e di questo paese e cosa più importante ci ha fatto amare l'Italia. Grandissimo, insuperabile, fantastico Benigni.

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view post Posted on 19/2/2011, 21:36
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dico semplicemente che è un grande bravoooooooooo Benigni :019:
 
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