Françoise |
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L’immensità di un viale, l’incanto della natura, un lungo sonno appena iniziato,
il tepore caldo di un autunno che non fa dimenticare la passata stagione;
paesaggi accarezzati da un colore uniforme,
mostrano il quadro spento di foglie che muoiono…
I rumori sembrano assopire l’inizio d’un eterno abbandono;
tutto sembra scuro e fermo, niente più vive…
Lieve è il respiro al distacco di una “goccia” dalla sua fonte:
un albero perde un figlio che ha visto nascere e splendere nella virtù del suo più forte colore!
Ecco: il veloce movimento di un ombra,
l’accostare i silenzi, accompagnare la sua caduta,
sorreggere le poche forze rimaste in quel soffio.
E’ un riposo sereno, patinato…
la sua terra diviene un morbido cuscino a cui abbandonare il ricordo di sé…
Rosso fuoco, arancione caldo, marrone tiepido, armonie di colori dipinti sulla mia pelle,
adagiati perfettamente nel corpo di una vita
che sente la piuma lieve di un pittore che comprende la ragione
del lasciar morire ciò che prima era vita...
Aspettare impazienti il rinascere,
essere incapaci di innamorarsi di ciò che ora esiste intatto nelle mattine fuggite vie,
senza poter più osservare…
Il suo andamento… oscillare, per cadere su di un morbido tappeto!
Fumi di camini alti pronti a “scolorire” spargono sopra il volto un grigiore sfumato;
quell’andare lentamente verso l’alto, incrociare le nuvole,
unirsi perfettamente all’umidità di questo nostro cielo…
Assaggiare quello scontro, mutare all’improvviso,
sentire trascinare i propri anni ricordando nei semplici gesti,
evidenti ai nostri occhi, una stagione già vissuta;
rivivere quell’andamento, quella circostanza,
con la nostalgia di non poter rivivere l’autenticità di quel momento…
Amo il rumore lasciato sul quadro da me vissuto;
vedo l’unione fredda allontanarsi,
immagino la solitudine incombere sul ramo di una “fonte viva”,
svuotata del suo colore…
Come non essere tristi e non pensare alla fine dell’anno che sopraggiunge…
dirai: questo o un altro, ma chi se ne importa!
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